Guerra, violenza e religione

L’Ingil insegna la pace o la violenza?

Se stai leggendo questa pagina, hai anche probabilmente sentito dei critici come il Dr Zakir Naik sostenere che la Bibbia incita i suoi seguaci alla violenza. Questa affermazione assurda è innanzitutto basata su un accaduto che si trova nella Torah e in alcune parole concise di Gesù tirate fuori dal loro contesto. In questo articolo esamineremo ognuno di questi passaggi e rifletteremo su questa affermazione che la Bibbia incita alla violenza.

Prima di andare a fondo nell’interpretazione di questi versi e provare a stabilire nel complesso la posizione della Bibbia in merito alla violenza, cominciamo con una prova imparziale ed esterna di quello che la Bibbia insegna sulla violenza. Possiamo tutti concordare sul fatto che il miglior modo ed anche il più obiettivo per iniziare a capire quello che realmente una Scrittura insegna è guardare storicamente al modo in cui i primi discepoli – che erano più vicini al messaggio originale – lo hanno interpretato. Questa è un procedimento modello per i musulmani, gli ebrei e i cristiani.

Quello che troviamo nei primi seguaci di Gesù è una radicale ed estrema riluttanza a praticare qualunque forma di violenza, fino a un punto critico. Nei primi due secoli della comunità dei seguaci di Gesù, non c’è stata nemmeno una guerra o scontro fisico tra di loro o con realtà esterne, anche se erano spesso oppressi, derisi, torturati e addirittura uccisi dai non credenti. In questi due primi secoli in cui il primo Cristianesimo si è diffuso a macchia d’olio, non c’era nessun impero cristiano, esercito o nemmeno dei benefici economici per coloro che seguivano Gesù; soltanto persecuzione e opposizione.

Questo è in netto contrasto con i primi secoli delle altre religioni che sono cresciute sulle spalle di imperi teocratici in espansione e peini di costanti guerriglie tra loro e gli altri. A differenza dei primi discepoli di Gesù, molte religioni sono state unite col potere politico il quale ha ottenuto con la forza che gli uomini si convertissero ad una religione attraverso minacce, violenza e incentivi materiali. Questo contrasto ci dà una descrizione vivida di come i primi discepoli di Gesù abbiano solidamente inteso che la Bibbia si opponeva alla violenza.

Quindi, questo è il quadro storico della prima comunità di Gesù dal quale dobbiamo cominciare prima di passare ad esaminare la Santa Parola di Dio.

Brano #1: Dio ha ordinato di sterminare i Cananei (Deuteronomio 7:1-6)

I versi spesso usati dai critici per dipingere la Bibbia in modo violento riguarda la distruzione dei Cananei immediatamente dopo il tempo di Mosè. Questo era stato predetto e comandato da Dio nella Tawrat e il libro dei Giudici ne descrive il suo graduale compimento. Ecco il passaggio:

Quando il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso, e avrai scacciato molti popoli: gli Ittiti, i Ghirgasei, gli Amorei, i Cananei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei, sette popoli più grandi e più potenti di te; quando il SIGNORE, il tuo Dio, li avrà dati in tuo potere e tu li avrai sconfitti, tu li voterai allo sterminio; non farai alleanza con loro e non farai loro grazia. Non t’imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché distoglierebbero da me i tuoi figli che servirebbero dèi stranieri e l’ira del SIGNORE si accenderebbe contro di voi. Egli ben presto vi distruggerebbe.Invece farete loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro statue, abbatterete i loro idoli d’Astarte e darete alle fiamme le loro immagini scolpite. Infatti tu sei un popolo consacrato al SIGNORE tuo Dio. Il SIGNORE, il tuo Dio, ti ha scelto per essere il suo tesoro particolare fra tutti i popoli che sono sulla faccia della terra. (Deuteronomio 7:1-6)

Ci sono quattro ragioni principali perché non può essere interpretato come un’esaltazione della violenza (elenchiamole brevemente e poi le approfondiremo):

  1. Non si trattava di una linea di condotta comune da parte di Dio ma di un comandamento specifico su un determinato gruppo di persone per un motivo ben specifico. Ci sono molte prove che nel complesso la linea programmatica ed il piano di Dio per Israele non erano quelli di impegnarsi in guerre (Deuteronomio 2:5-12), di avere eserciti (Deuteronomio 17:16) e di non essere un popolo bellicoso (1 Cronache 22:6-10). Per adempiere questo comando, Dio spesso faceva in modo che i Cananei si distruggessero a vicenda o utilizzassero altri mezzi per autodistruggersi così che Israele non sarebbe stato direttamente coinvolto nel conflitto.
  2. Queste nazioni erano insolitamente e scandalosamente malvagie (sacrificavano i loro figli, praticavano l’idolatria, l’occultismo, la prostituzione religiosa e l’oppressione). Dio ha atteso con pazienza 400 anni prima di questa punizione.
  3. La ragione di questo insolito ordine era di impedire che il popolo eletto da Dio fosse tentato ad abbandonare il suo speciale compito di richiamare le nazioni a Dio. Per preservare la purezza di Israele e la sua testimonianza alle nazioni, era necessario a quel tempo rimuovere la tentazione costituita da questo genere di nazioni stanziate in Palestina (Deuteronomio 18:9-12).
  4. La Torah e gli scritti profetici predicevano la venuta del Messia che avrebbe portato una nuova era di pace. Secondo il nuovo patto inaugurato da Gesù e dichiarato nell’Ingil, Gesù ha portato a compimento l’obiettivo dato alla nazione di Israele, calmando l’ira di Dio e inviando lo Spirito Santo per fortificare i credenti. Egli ha dichiarato con autorità un’etica radicale di pace ed antivendicativa.
Qualcuno potrebbe chiedersi come i principi etici di un Dio che non muta possono essere cambiati? La risposta è che prima della venuta di Gesù, la giusta ira di Dio si manifestava nel mondo, espressa nei castighi contro le nazioni peccatrici. Con la morte di Gesù sulla croce, l’Ingil insegna che l’ira di Dio è stata soddisfatta e calmata e che è trattenuta fino al Giorno del Giudizio. Il vangelo insegna:

Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore. Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo». Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene. (Romani 12:18-21)

Il messaggio dell’Ingil dichiara che dai tempi di Gesù, con il nuovo patto e con la potenza dello Spirito Santo, i credenti non devono contraccambiare il male, ma piuttosto amare i loro nemici.

Violenza nell’Ingil

Dio aveva predetto che dalla discendenza di Davide sarebbe sorto un Messia che avrebbe portato a compimento il piano originale di Dio per riattirare a Sé le nazioni.

Le diverse profezie sulla venuta del Messia (la sua nascita, la sua affiliazione tribale, l’identità di sua madre, la sua vita, gli insegnamenti e i miracoli) si sono compiute nel Profeta `Īsā. Quindi, Gesù era il Messia, colui per mezzo del quale la promessa di Dio di benedire le nazioni è stata mantenuta.

Non solo `Īsā è stato conosciuto come Messia, ma anche come Spirito di Dio. È stato chiamato così per due motivi. Il primo per la sua nascita miracolosa senza un padre terreno ad opera dello Spirito Santo di Dio (Luca 1:35); secondo, come ha egli spiegato ai suoi discepoli, perché Dio gli aveva dato autorità di chiedere che lo Spirito Santo fosse mandato nel cuore dei discepoli. Attraverso il potere dello Spirito Santo, i discepoli di `Īsā sarebbero stato capaci per la prima volta di vivere una vita di santità personale e di ubbidienza così come piace a Dio (Giovanni 14:16-17).

Ancora più importante, con il potere dello Spirito Santo, i discepoli di `Īsā non sono più vulnerabili come prima alla tentazione dell’idolatria e al male. Di conseguenza, invece di porli in un luogo protetto e puro e chiamare le nazioni ad andare a loro, ai discepoli di `Īsā è stato comandato di andare, vivere tra le nazioni pagane e richiamarle a Dio attraverso l’amore, le opere e la proclamazione della verità (Matteo 28:18-20).

Quindi, nell’Ingil la violenza non è mai ordinata o voluta da Dio. Anche quando `Īsā è stato perseguitato e preso in custodia dalle invidiose autorità religiose ebree, non ha mai fatto ricorso alla violenza per salvarsi. Infatti, ha espressamente proibito ai suoi seguaci di usare armi per difendersi.

Siccome i seguaci di `Īsā erano fortificati dallo Spirito Santo, egli ha insegnato loro a far fronte alla guerra spirituale contro Satana ed il male piuttosto che alla guerra fisica contro i nemici umani. Ecco alcuni passaggi per chiarire:

Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? (Matteo 5:43-46)

Ma Gesù gli disse: «Amico, che cosa sei venuto a fare?» Allora, avvicinatisi, gli misero le mani addosso e lo presero. Ed ecco, uno di quelli che erano con lui, stesa la mano, prese la spada, la sfoderò e, colpito il servo del sommo sacerdote, gli recise l’orecchio. Allora Gesù gli disse: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada. Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in questo istante più di dodici legioni d’angeli? Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che così avvenga?» (Matteo 26:50-54)

In realtà, sebbene viviamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo. (2 Corinzi 10:3-5)

Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno. Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. (Efesini 6:10-17)

La storia dei primi discepoli di `Īsā è stata la storia di un’incredibile crescita, passando dall’essere un piccolo gruppo di 120 discepoli a Gerisalemme ad espandersi per tutto l’Impero Romano e oltre. Eppure, la crescita non è avvenuta attraverso la guerra o la spada, ma attraverso le opere d’amore al prossimo e la proclamazione delle verità su `Īsā. Leggiamo nell’Ingil, nel Libro degli Atti, la prima parte di questa storia. Lì vi è descritto come la chiesa fosse perseguitata e tormentata, e come questa – seguendo gli insegnamenti di `Īsā – abbia risposto amando e pregando per i persecutori affinché Dio li benedisse.

Conclusione

Dunque, vediamo nell’Ingil un cambiamento di attitudine verso l’uso della violenza. Mentre nei primi libri, la violenza è stata permessa e addirittura comandata da Dio in circostanze limitate e circoscritte, nell’Ingil la presenza dello Spirito Santo nella dei seguaci di `Īsā non rende più necessario e opportuno l’uso della violenza. Invece, i seguaci di Dio attraverso `Īsā sono capaci di fare quello che è impossibile fare agli uomini con le loro forze: amare i propri nemici e fare il bene a quelli che li perseguitano, lasciando a Dio l’incarico di giudicare i malvagi. Un nemico combattuto ed ucciso è per sempre perso, non si potrà più ravvedere e accettare la verità. Un nemico trattato con amore e bontà, al contrario, sarà forse toccato, si vergognerà, si allontanerà dall’ostilità e dall’errore è si avvicinerà alla verità. Il nemico diventa amico. Questo è quello che rispecchia l’insegnamento dell’Ingil nel seguente passaggio:

Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore. Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo». Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene. (Romani 12:19-21)

Piuttosto che lottare i nemici terreni, i seguaci di `Īsā sono adesso impegnati nella battaglia spirituale contro Satana e le forze spirituali del male. Dobbiamo vincere il nemico umano, non con la spada, ma con l’amore paziente e facendo il bene.

Un’ultima domanda che sorge è come mai i seguaci di `Īsā sono stati impegnati in guerre di religione in diversi periodi storici? Perché hanno combattuto nelle Crociate, per esempio? O, perché due diversi gruppi di seguaci di `Īsā hanno combattuto l’uno contro l’altro per così tanti anni in Irlanda? L’ovvia ma infelice risposta a questa domanda è che che combattere e odiare sono caratteristiche essenziali della natura umana peccatrice. Gli uomioni di ogni religione, di ogni partito politico e nazione sono stati impegnati in guerre e violenza.

La vera domanda è: gli uomini guerreggiano perché incoraggiati a fare in questo modo dai loro scritti religiosi o a dispetto e in opposizone a questi? Nel caso dei seguaci di `Īsā, il loro impegno bellico è in opposizione all’insegnamento dell’Ingil. Negli altri casi, tuttavia, vediamo persone dedicarsi alla violenza e alla guerriglia su ordine e comando dei loro scritti religiosi. Questa è una differenza molto importante.

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