Cos’è il Kitabul Muqaddas?

Al-Kitabul Muqaddas (الكتاب المقدس) significa semplicemente “Il Libro Sacro” in lingua araba, proprio come “Sacra Bibbia” viene dal latino “Libro Santo”. È comprensivo di:

    1. La Tawrah (ebraico: תורה, arabo: التوراة) o Torah del profeta Mosè
    2. Gli Zabur (ebraico: תהילים, arabo: الزبور) o Salmi del profeta Davide
    3. Gli Scritti Profetici (ebraico: נביאים, arabo: الأنبياء) o Inbiya’t dei vari profeti
    4. L’Ingīl (greoc: Καινὴ Διαθήκη, arabo: الإنجيل)

 

La Tawrah (ebraico: תורה, arabo: التوراة)

Nella Taurah o Torah, rivelata al Profeta Mosè 3500 anni fa, troviamo descritte la creazione e la storia di tutti i profeti fino al tempo di Mosè, inclusi Adamo (p), Noè (p). Abrahamo (p), `Īsāac (p) e Giacobbe (p). Conosciamo dalla Taurat che Dio ha creato il mondo perfetto e senza peccato, ma Shaitan ha tentato Adamo a peccare per la prima volta. Da allora, l’umanità è stata tormentata da questa tendenza alla peccaminosa ribellione a Dio. Il peccato è la radice di tutta la sofferenza nel mondo di oggi. La Taurah ci dice che Dio ha chiamato nostro padre Abrahamo a cominciare una comunità modello di uomini e donne di Dio che intendesse far ritornare tutte le nazioni a Lui.Quindi Dio ha chiamato Abrahamo a viaggiare migliaia di chilometri dall’attuale Iraq all’area di Gerusalemme per iniziare questa comunità ideale. Non si sarebbe potuto scegliere un posto migliore, punto di intersezione tra tre continenti che ospitavano le più importanti civiltà dell’antichità e crocevia delle principali strade del commercio. Questo diventò il luogo centrale del popolo di Dio, del Bani-Israel, per oltre 1000 anni. Tutti i maggiori profeti hanno compiuto il loro ministero in quest’area e discendevano da Abrahamo e da questa “comunità ideale”: Ibrahim, Ishaq, Yaqub, Musa, Harun, Dawud, Sulaiman, Elias, Al-Yasa, Zakaria, Yahya e `Īsā Al-Masih; tutti in questa linea di discendenza, il Bani-Israel, hanno concentrato i loro ministeri in quest’area geografica. Secondo la Taurat, Dio stabilì un rapporto con questa gente tramite un’alleanza speciale basata innanzitutto non sulla Legge ma sulla fede in Dio. Oltre alla descrizione delle vicende storiche, la Taurat contiene le Leggi che Dio diede attraverso Mosè per il popolo di Israele. Questo codice di Leggi contiene le regole universali e basilari riguardanti l’equità, la giustizia e la moralità, così come l’idolatria, l’adulterio, il furto e l’omicidio. Contiene anche regole specifiche per gli Israeliti, come le norme civili per il governo e la guerra. In terzo luogo, delinea le regole per il sacrificio di animali per l’espiazione del peccato, volendo sensibilizzare gli Israeliti sulle obbligate conseguenze del peccato e della necessità di una espiazione o di un pagamento. Questa Legge non è stata concepita come un modo per il Popolo di Dio di guadagnarsi la salvezza; la Taurat afferma chiaramente che la salvezza dipende soltanto dai meriti e dalla giustizia di Dio, e non attraverso le nostre buone opere. Al contrario, la Turat mette in luce come la Legge di Mosè era concepita specificatamente per i discendenti di Israele della regione della Palestina per il loro benessere e non come un codice di Legge universale ed eterno. Non c’è infatti da nessuna parte un versetto nella Taurat che promette il paradiso per coloro che ubbidiscono alla Legge; non è altro che una presuntuosa idea umana. La funzione della Legge è di mostrarci la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tra il bene ed il male, per renderci consci della nostra peccaminosità, poiché la salvezza proviene soltanto dalla grazia di Dio e attraverso i meriti della Sua Giustizia. Quando Dio per primo stabilì il Suo patto con Abrahamo, ha affermato chiaramente che avrebbe portato la salvezza attraverso uno dei discendenti di Abrahamo e riponendo la fede in questo futuro Salvatore piuttosto che sulle buone opere. Il Profeta Abrahamo nemmeno ricevette delle leggi, eppure la Taurat dice che egli credette in Dio e ciò “gli contò come giustizia” (Genesi 15:16). La salvezza viene dalla sottomissione del cuore a Dio e alla Sua Parola, e non seguendo un codice di legge; nondimeno, vivere rettamente è la naturale conseguenza e prova di un cuore arreso. Come la Taurat ha predetto in Deuteronomio 28, il popolo di Israele ha spesso disubbidito alla Legge di Dio, per cui Dio gli ha mandato tanti profeti affinché si ravvedessero e ubbidissero.

 

Gli Zabur (ebraico: תהילים, arabo: الزبور)

Questo ci porta al Profeta Davide, Re degli Israeliti, che sotto ispirazione divina scrisse degli inni di devozione riportati negli Zabur, ovvero i Salmi. Questi Salmi sono bellissime preghiere di ravvedimento e amore per Dio.

Ma pure, io resto sempre con te; tu m’hai preso per la mano destra; mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella gloria. Chi ho in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno. (Salmi 73:23-26)

I salmi di Davide affermano chiaramente che la salvezza non può essere guadagnata attraverso le buone opera, ma viene anzi provveduta dalla stessa giustizia di Dio.

“Nessun vivente sarà trovato giusto davanti a te” (143:2). Se tieni conto delle colpe, Signore, chi potrà resistere? Ma presso di te è il perdono, perché tu sia temuto” (130:3-4).

 

Gli scritti profetici (ebraico: נביאים, arabo: الأنبياء)

Questa porzione della scrittura è composta dagli scritti Profetici, allo stesso tempo le profezie e le narrazioni storiche riguardanti i Profeti. Molti di questi profeti predissero la venuta del “Messia” che avrebbe salvato il popolo dai suoi peccati. Molti dettagli della sua vita furono predetti nelle Scritture, ma quella più chiara si trova in Isaia 53:

Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca. (…) Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti, perché ha dato se stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli. (Isaia 53:5-7, 12)

 

 

L’Ingīl (greco: Καινὴ Διαθήκη, arabo: الإنجيل)

Questo ci porta al Profeta Gesù a cui, sia nel Qur’an che nell’Ingil, viene dato il titolo unico nel suo genere di “Messia” e “Parola di Dio” (vedi nota a piè di pagina per saperne di più). Gesù non è venuto per sostituire i precedenti Taurat o Zabur con una nuova scrittura, ma per rivelare il compimento del piano salvifico di Dio. Per questo ha detto: “Non sono venuto per abolire la Taurat, ma per portarla a compimento” (Matteo 5:17). Gesù ha insegnato non meno di ottanta volte direttamente, e altrettante volte indirettamente, che la salvezza non si può guadagnare, ma che si ha soltanto per mezzo della fede nella grazia di Dio che si è manifestata attraverso la sua morte vicaria per i nostri peccati. Sia il Qur’an che la Bibbia fanno riferimento ai peccati di profeti come Adamo, Noè, Abrahamo, Davide, Salomone, Yunus, e addirittura Maometto, nonostante fossero tutti bravi uomini. Invece, né la Bibbia né il Qur’an fanno riferimento ad un solo peccato di Gesù, anzi entrambi i libri lo definiscono “senza peccato” e “giusto”. Il Qur’an e la Bibbia lo paragonano anche ad Adamo: Adamo ha portato la condanna all’intera umanità attraverso un solo atto peccaminoso, mentre Gesà ha portato la salvezza all’intera umanità attraverso un solo atto di redenzione. Anche l’hadith di Sahih Bukhari riferisce che tutta l’umanità è stata toccata da Satana al momento di nascere, eccetto Gesù, il solo ad essere rimasto incontaminato. Gesù soltanto è chiamato la Parola di Dio perché è la manifestazione Vivente del Carattere e della Volontà di Dio. Una Parola (o Kalam in arabo o Logos in greco) è un’espressione o un messaggio su qualcosa. Era quello che Gesù era: l’espressione del carattere e della volontà di Dio. Gesù non ha scritto un libro, ma ha portato il “Vangelo” (significa “Buona Notizia”) della salvezza dai peccati. In parole povere, la buona notizia che Gesù ha insegnato è che Dio ha provveduto una via di salvezza dai peccati attraverso la morta vicaria di Gesù, al posto nostro; così possiamo essere riconciliati con Dio ed essere salvati attraverso il ravvedimento, la sottomissione e il seguire Gesù. Le Scritture chiamate Ingil sono la testimonianza della vita di Gesù divinamente ispirata e gli insegnamenti che esprimono questo Vangelo, così come le testimonianze della prima generazione dei discepoli di Gesù.

L’angelo Jibrail comanda a Maryam di chiamare suo figlio col nome di “Gesù”, che in ebraico vuol dire “il Signore salva”, rivelando in Gesù il suo ruolo unico di Salvatore dell’umanità provveduto da Dio. Dio chiama spesso i suoi profeti secondo il loro incarico primario; così, Adam significa “uomo”, Mosè (che ha liberato gli Israeliti dalla schiavitù del Faraone) significa letteralmente “portato fuori” e, allo stesso modo, il nome di Gesù ha indicato il suo compito primario di Salvatore.

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